Alcuni esempi di frequenti contrapposizioni tra i musicisti e le dannose conseguenze.
CONTRAPPOSIZIONI TRA MUSICISTI DI MUSICA CLASSICA E TRA QUELLI DI MUSICA cd. LEGGERA
- Tantissimi musicisti “classici” sono così impegnati nell’allenamento quotidiano sullo strumento o con le lezioni di musica indispensabili per il proprio sostegno economico che non hanno tempo per prestare attenzione ad altri generi musicali. Può capitare quindi che, nonostante i titoli, siano poco efficienti nella “musica leggera”.
- Per contro, tra i musicisti che praticano solo musica leggera, spesso s’incontrano professionisti talentuosi che sono perfettamente in grado di svolgere il “mestiere” senza aver percorso particolari studi accademici.
- I due settori sono anche profondamente diversi sotto il profilo strettamente artistico.
Con la “classica” che è legata alla musica rigorosamente “scritta” da compositori terzi (spesso vissuti in tempi ormai lontani) e la “leggera” che il più delle volte è auto-prodotta e svincolata dalla “notazione”.
Non è raro quindi che: i primi (i classici) tendano a “snobbare” i secondi come musicisti di serie B, e i secondi a considerare i “classici” dei “secchioni” della musica che “se la tirano”.
Ebbene, siccome sono due mondi diversi… occorrono due sindacati distinti?
CONTRAPPOSIZIONI TRA GLI STESSI MUSICISTI DELLA SOLA MUSICA “EXTRA COLTA”
Allo stesso modo, all’interno della stessa musica non classica ci sono rivalità artistiche tra esecutori di musica d’ascolto e quelli delle delle sale da ballo.
Capita anche che jazzisti (diciamolo francamente) tendano a snobbare i musicisti del mero intrattenimento che nei locali fanno le cover di musica “tirata giù” dai dischi, magari con pignoleria esemplare. Concettualmente la motivazione è questa: “Copiare non è arte, al massimo è mestiere”. … Salvo poi essere loro stessi (i jazzisti) a fare musica commerciale quando sono ingaggiati nei tour dei Big della canzone.
Anzi d’uso vanto nel proprio curriculum della partecipazione ai tour.
CONTRAPPOSIZIONI PERSINO NEL MONDO DEL PLAYBACK
Se poi ci spostiamo nel settore dell’intrattenimento in senso stretto, scopriamo che la musica “dal vivo” sta andando letteralmente alla deriva sopraffatta dal playback.
Eppure accade che in questo mondo lavorino musicisti, spesso bravissimi, che sono COSTRETTI loro malgrado a suonare in playback per sopravvivere.
E allora, … giù le critiche: “quello si vanta tanto e poi fa finta anche lui di suonare”.
Non tutti sanno (o accettano) che spesso sono i gestori stessi ad imporre il playback, per “presunte” esigenze tecniche o per esigenze di “cassa”.
Altra storia sono i finti musicisti (autentico flagello), ma di questo c’è ampia esposizione al cap. 1 (primo sottoargomento).
CONTRAPPOSIZIONI TRA PROFESSIONISTI e SEMIPROFESSIONISTI
Qui si sfocia addirittura nell’astio.
I professionisti (cioè coloro che fanno il mestiere come unica attività) contro semiprofessionisti, cioè musicisti a volte bravi, ma con un lavoro primario diverso.
A causa della crisi e della penuria di lavoro, i professionisti vorrebbero una legge che impedisca ai dilettanti, o comunque a chi ha un’altra occupazione primaria, di portar via il poco lavoro che c’è.
L’argomento è spinoso e non può assolutamente essere risolto in maniera sbrigativa.
Ad ogni modo, allo stato attuale, nessuna legge può impedire a chicchessia di fare due lavori o anche più.
Facciamo anche una riflessione: e se un “doppio-lavorista” ha seri problemi economici (lavoro precario, figli disabili, etc), come si può pensare d’impedirgli di fare un secondo lavoro?
O viceversa: quanti “benestanti” che non avrebbero certo bisogno di lavorare, fanno i musicisti “professionisti” per divertimento?
Quindi occorrerebbe fare delle debite distinzioni:
- Lotta senza quartiere ai “finti musicisti”, i quali fanno danni persino di natura culturale.
- Regolamentazione del dilettantismo genuino, al fine di arginare coloro che non si fanno scrupoli di portar via via il pane di bocca a chi di questo mestiere ci vive, abbassando i cachet oltre la decenza.
NOTA SUL DILETTANTISMO
Non è percorribile una proposta di legge per definire “dilettante” colui che non prende soldi.
Un dilettante scorretto è capacissimo di proporsi gratis anche dove il mercato è ottimale.
La proposta di legge che dovrebbe non scontentare nessuno è mutuata dallo Sport, dove il problema non è mai esistito semplicemente perché i dilettanti e i professionisti non sono presenti sullo stesso mercato, ma in ambiti nettamente distinti.
La stessa cosa si può fare nel mondo dello spettacolo, differenziando gli eventi tra CONGRUI, cioè quelli con budget che consentono di remunerare decorosamente i musicisti (e “metterli in regola” ) e NON CONGRUI, cioè eventi dove se si pagassero tasse e contributi, gli eventi stessi non sarebbero possibili.
In questa seconda fascia occorre una fascia di defiscalizzazione al pari di quella vigente nello sport. (TUIR art 67, comma 1, lettera m)
E’ l’unica strada percorribile.