09.02.2020 – MUSICA COLTA E MUSICA D’ INTRATTENIMENTO, DISTINZIONE SUPERATA NELLA MUSICA MODERNA.
A cura di Valeria Burzi, cantante, insegnante di canto e compositrice. www.valeriaburzi.com


Nata e cresciuta in Emilia Romagna 52 anni fa, ne ho sentite di accese discussioni responsabili di aver radicato pericolosi luoghi comuni, contribuendo, a mio avviso, a peggiorare ulteriormente le condizioni di lavoro nel mercato della musica dal vivo. Sto parlando di quella linea di confine ufficiosa, ma determinante, tra la musica colta e la musica d’ intrattenimento.
Superlativi musicisti jazz che per sbarcare il lunario suonavano anche con orchestre di liscio (tutt’ora avviene), diventando oggetto delle critiche dei loro colleghi dotti e sempre pronti ad arricciare il naso sul successo di qualche popstar, per poi scoprire che pure loro, sempre per ragioni economiche, andavano a suonare nei tour di colleghi famosi.

Al di là dell’inutilità di critiche sterili, nocive a qualsiasi ambiente di lavoro, e che lasciamo volentieri al passato, il mondo della musica, specialmente della musica live, ha bisogno ora più che mai che i propri protagonisti siano coesi, e determinati a dare nuova dignità al loro mestiere, anche perché oggi, grazie ai progressi nella didattica della musica moderna degli ultimi 30 anni, le suddette differenze tra musicisti colti e musicisti d’intrattenimento, non esistono quasi più.
Sono tantissimi i giovani musicisti e cantanti che posseggono una tale versatilità da poter offrire meravigliosi assoli jazz, sostituire egregiamente un orchestrale di liscio, e fare un turno di registrazione di musica celtica in studio.

Una sola differenza permarrà sempre: chi fa divertire con la musica, oltre a tecnica ed interpretazione, deve possedere tanta resistenza, che si acquisisce sul campo.
Chi fa musica colta, senz’altro è più libero di esprimersi e di far apprezzare la propria arte (anche compositiva), ma, rispetto al passato, non esiste più un divario di preparazione e di cultura musicale tra queste due tipologie di musicisti/cantanti.

Un paio di ferite tuttavia rimangono da sanare o quanto meno da regolamentare, nella musica d’ intrattenimento: l’ausilio di basi musicali e l’eccessivo proliferare di quel fenomeno che altro non è che un banale copia-incolla, al quale è stato dato il nome di “tribute band”.

LE BASI MUSICALI
L’utilizzo di basi musicali inganna il pubblico, che in linea generale non ha la formazione musicale per comprendere se sul palco stanno tutti suonando realmente o meno. Lo stesso dicasi per il playback. Certo, tutti noi addetti ai lavori comprendiamo che un periodo prolungato di lavoro per la voce può portarla in surmenage, e questo può giustificare l’utilizzo del playback, finché il performer non ha recuperato totalmente, ma il playback causa in ogni caso un effetto ingannevole per il pubblico. Basi e playback hanno ormai abituato l’orecchio del pubblico a una “perfezione” virtuale, ovvero falsa, inducendolo a credere che la formazione stia suonando alla perfezione, mentre tutti sappiamo che il vero live non prevede né la perfezione assoluta, né la ripetitività perfetta, poiché eseguito da esseri umani, passibili di emozioni e creatività mutevoli sera dopo sera, ed è proprio questa la bellezza dei veri concerti dal vivo: l’umanità che genera l’arte di chi sta suonando e cantando.

LE TRIBUTE BAND
In merito al proliferare delle “tribute band “, non si può negare che stia dando tanto lavoro a molti musicisti, e questo è un bene, ma temo che la moda del “cantare come …”, o “suonare come …”, stia ulteriormente impoverendo la consapevolezza, da parte del pubblico, di quanto importante sia l’unicità di un artista, e questo è un altro problema la cui soluzione è ancor più ostica delle problematiche della musica live.
Per non dire che il fenomeno sta facendo uscire dal mercato la musica inedita,

LE ISTITUZIONI DELLO STATO
Le poche proposte per la musica da parte dell’attuale governo, rivelano una spiccata tendenza a prediligere l’aspetto culturale, più che l’aspetto lavorativo.
Sarebbe auspicabile comprendere finalmente che sia la musica colta (classica o jazz che sia), sia la musica d’intrattenimento, possono oggi entrambe rappresentare una buona fonte di reddito per i musicisti, e una buona fonte di introito per le casse dello stato.
Al solito, occorrono leggi efficaci, che concorrano ad eliminare il sommerso del settore, e che finalmente legittimino i tantissimi anni di studio, necessari prima di salire degnamente sul palco.