15.01.17.

Su Facebook, il più seguito “social media” del momento, si accendono incessanti quanto fervide le discussioni sulla necessità di una

LEGGE PER LA MUSICA.

Poi, nell’arco di poche ore “gli amici” si defilano e i post, a volte fittissimi di commenti anche interessanti, finiscono nel dimenticatoio.
Spesso si formano addirittura “gruppi” specifici sull’argomento e tanti arrivano persino a scambiare i gruppi stessi per associazioni sindacali!

Anche questi gruppi, sistematicamente, dopo qualche giorno si bloccano e potrebbero tranquillamente essere chiusi, ma la procedura è complessa … e chi ha aperto il gruppo non sa come si fa (ah! Mr. Zuckerberg)! … Accade quindi che il “gruppo” rimanga abbandonato, …  con le date del primo e ultimo post a rivelarne l’esistenza effimera come quella delle farfalle.

In verità, il problema del comparto della musica è enorme, serissimo e meritevole di ben altra attenzione che gli sfoghi su Facebook. Ma purtroppo in noi musicisti (spiace dirlo) manca quel minimo di conoscenza delle normative al fine di poter avanzare proposte sostenibili, e soprattutto per capire quanto sia fondamentale unirsi “sotto una unica bandiera” per ottenere risultati.

E’ inimmaginabile, infatti, il sindacato dei musicisti classici, dei jazzisti, di quelli del liscio, ecc.

 


Ma andiamo con ordine:

Cosa s’intende per
LEGGE PER LA MUSICA?

Una legge a sostegno del live? A sostegno della musica intesa come arte, come cultura? Si chiedono soldi allo Stato?
Oppure si vuole una semplificazione delle confuse normative che ingessano quel poco di lavoro che c’è?
E’ proprio l’ultima ipotesi quella facilmente sostenibile anche in un momento di crisi economica come quello che attraversiamo ormai fa tempo.

  • Sappiamo tutti che i compensi percepiti nel live sono vicini all’azzeramento.
  • Sappiamo tutti che le band di ogni genere (Pop, Big Band del jazz o anche le piccole o grandi formazioni orchestrali della Classica, organizzate con sacrifici ai limiti del volontariato) non potrebbero mai sostenere tasse e contributi.
  • Sappiamo tutti che le scuole di musica fanno cultura surrogando lo Stato, ma non ce la fanno a mettere in regola gli insegnanti?
  • Sappiamo tutti della burocrazia elefantiaca, di quanto siano complicati i meccanismi dell’INPS/exEnpals).
  • Come sappiamo anche dell’incertezza sul “dove” andranno a finire i contributi previdenziali degli artisti, e se mai porteranno veramente a una pensione.
  • Infine. sappiamo tutti che la risultante di questi problemi ha un solo nome: SOMMERSO.

Tollerato, umiliante, indecoroso SOMMERSO!


Ma siamo veramente convinti che il tutto si potrebbe risolvere con una “legge sulla musica”?
… Ma qualcuno ci crede ancora?

E poi, … perché una legge per la musica? … E gli altri comparti dello spettacolo? … Comparti di serie B?

Vale la pena di ricordare che le proposte di legge del passato, da ben 5 legislature a questa parte (circa vent’anni) si sono sistematicamente arenate nelle varie commissioni di competenza, senza mai arrivare neanche alle Camere!
Ci sarà pure un motivo?
In verità di motivi ce ne sono in quantità.
Si va dalla lentezza delle istituzioni per cui, evidentemente, siamo una categoria secondaria non meritevole di particolare attenzione, dai frequentissimi pur gravi problemi nazionali e internazionali a fronte dei quali siamo sistematicamente messi in standby, ai problemi burocratici che nel frattempo sono così incancreniti che ogni volta che si riparte con una nuova proposta, non sapendo da che parte incominciare, si finisce per dare la precedenza a palliativi aumenti del F.U.S. (Fondo unico per lo Spettacolo), mentre i reali problemi sono di natura burocratica, cioè con soluzioni a costo zero! 
Per non parlare di noi stessi “artisti dello spettacolo” che, puntualmente, ad ogni occasione, ad ogni “audizione” legislativa ci presentiamo disuniti e con proposte disomogenee. … Proposte che finiscono solo per confondere le idee a coloro che devono legiferare per noi, … i quali, a loro volta, del mondo dello Spettacolo conoscono solo l’aspetto dorato, quello che si vede dalla parte della platea.
E si potrebbe continuare a lungo sulle responsabilità.

Quindi, domandiamoci.
In attesa del “miracolo” di una legge quadro, non è meglio tentare di risolvere qualche problema con mirate pur piccole riforme delle leggi che già ci sono?

Ebbene, come SOS MUSICISTI, specie nella consapevolezza che lo Stato, soprattutto in questi momenti di crisi, non possa permettersi di aprire ulteriormente la borsa, ci accontentiamo ben volentieri di “mirate defiscalizzazioni” a sostegno della musica dal vivo.
E sì. … A fronte del sommerso dilagante, le defiscalizzazioni non avrebbero alcun costo!


COSA FARE QUINDI?

Tra le oltre duecentomila leggi del nostro ordinamento legislativo,
occorre cercare qualcuna cui appigliarsi e farle modificare!

Eccone una.

E’ nel Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR), al capitolo “redditi diversi”
(art. 67, comma 1, al punto denominato con la lettera “m”)

Per inciso: la proposta di riformulazione di questa norma è in rete da almeno due anni sul MANIFESTO DEI MUSICISTI.

A evitare improvvisi colpi di sonnolenza (o attacchi di orticaria) a chi è poco avvezzo ai numeri delle leggi o ai complessi testi, le enunciazioni legislative “per esteso” sono state messe a fondo pagina.

Vediamo prima e in parole povere cosa dice questo “sotto-comma m”, che in origine era stato scritto solo per lo sport amatoriale.

La norma in questione prevedeva una area no-tax fino a 10.000 euro, sia ai fini fiscali che previdenziali, per tutte le figure dello sport amatoriale e per alcune dello spettacolo.

L’area no-tax si riferiva in particolare agli allenatori, agli atleti stessi a persino al personale addetto alla contabilità.

Poi, in una successiva modifica del 2006, nella stessa norma furono ricomprese anche alcune figure artistiche che nulla hanno a che vedere con lo sport: i collaboratori tecnici e i direttori artistici di bande musicali, corali e filodrammatiche.

Stendiamo un velo pietoso sulla confusione generata dalla modifica del 2006. Cosa s’intende per “collaboratori tecnici”?
Mah! … E concentriamoci su quello che serve a noi.

Ebbene, per quanto riguarda i problemi delle orchestre (e del “live” in genere) o delle scuole di musica, sarebbe sufficiente intervenire con mirate modifiche e soprattutto estendendo la norma anche al settore non amatoriale, ma comunque precario. La motivazione c’è a tutto tondo.  Si tratta di un comparto dal profilo altamente culturale, dove spesso si opera, come si diceva sopra, ai limiti del volontariato. Comparto che va sostenuto e incentivato.

Quindi, premesso che questa legge porta il nome del sotto-comma denominato con la lettera “m”. Si suggerisce di stralciare la parte riguardante lo Spettacolo e di creare uno specifico “m-bis” dove ricomprendere nell’area no-tax i musicisti che operano in orchestre precarie della classica, nelle big band del settore jazz, nel live in genere e anche, ovviamente, gli artisti di altri settori di spettacolo quali la danza e il teatro e gli insegnanti perennemente precario delle scuole di musica non statali.
Si tratta in massima parte di soggetti che, non potendo pagare tasse e contributi … in assenza di controlli, semplicemente … “non pagano”.
Siamo di fronte, come detto all’inizio, a una sorta di sommerso tollerato, che però priva la categoria di uno degli elementi fondamentali del vivere civile: la dignità!


Ci sono anche dei buoni motivi per pretendere che, allorché nella fascia no-tax si trovino ad operare degli artisti professionisti senza altra occupazione, i contributi previdenziali siano riconosciuti a titolo gratuito.

Utopia?
No, affatto! I fondi ci sono.

Vale la pena di ricordare che nel 2012 l’Enpals (fatto unico nella storia della previdenza pubblica) confluì nell’INPS con un avanzo (tesoretto) di ben due miliardi di euro. E l’avanzo è aumentato di anno in anno. A tutt’oggi, sono stati superati abbondantemente i cinque miliardi.
Sono soldi della categoria e devono essere utilizzati per la categoria!


ALTRA CONSIDERAZIONE PRIMA DI CONCLUDERE CON LA RIFORMULAZIONE VERA E PROPRIA

Con l’area no-tax PER TUTTI, e avendo come unica condizione
che le esecuzioni siano rigorosamente dal vivo,
si risolverebbe anche il problema del famigerato “comma 188”
che, non avendo più ragione di esistere,
potrebbe tranquillamente essere abrogato,
senza recare alcun danno al dilettantismo genuino!


BOZZA DI ENUNCIAZIONE DELLA NORMA STRALCIATA DALLO SPORT E RIFORMULATA

“m) le indennità di trasferta, i rimborsi forfetari di spesa, i premi e i compensi erogati:
ai direttori artistici, ai collaboratori tecnici, agli istruttori di strumento musicale, agli strumentisti, ai coristi, ai registi e agli attori da parte bande musicali, cori e filo-drammatiche che perseguono finalità dilettantistiche;
a complessi di musicisti e cantanti in spettacoli di intrattenimento DAL VIVO in esercizi pubblici senza biglietto d’ingresso e senza maggiorazione sulle consumazioni, con capienza massima di 80 (100?) posti, in presenza di almeno due (tre?) elementi o con capienza superiore in ragione di un elemento per ogni venti posti in più;
ai componenti di orchestre in eventi concertistici dal vivo anche all’aperto organizzati da Pro Loco, amministrazioni comunali o altre associazioni aventi finalità culturali o di mantenimento di tradizioni popolari, a titolo gratuito o con biglietto d’ingresso non superiore a 10 euro e con disponibilità economica non superiore a 10.000 euro.

nota 1. L’area no-tax di 10.000 euro, è descritto nel successivo art.  69, comma 2

nota 2. Laddove nella riformulazione ci sono i punti interrogativi, ovviamente, occorre perfezionare con dei numeri equi da stabilire in apposito Tavolo di confronto con le istituzioni.


LA PRECEDENTE CONFUSA ENUNCIAZIONE

m) le indennità di trasferta, i rimborsi forfettari di spesa, i premi e i compensi erogati ai direttori artistici ed ai collaboratori tecnici per prestazioni di natura non professionale da parte di cori, bande musicali e filodrammatiche che perseguono finalità dilettantistiche o amatoriali, e quelli erogati nell’esercizio diretto di attività sportive dilettantistiche dal CONI, dalle Federazioni sportive nazionali, dall’Unione nazionale per l’incremento delle razze equine (UNIRE), dagli enti di promozione sportiva e da qualunque organismo, comunque denominato, che persegua finalità sportive dilettantistiche e che da essi sia riconosciuto (omissis).