È noto che Anna Gaetano, in quanto sorella ed unica erede del compianto artista Rino Gaetano, abbia espresso il forte dissenso all’utilizzo del brano “Ma il cielo è sempre più blu” da parte della Lega e del suo leader, il Ministro Salvini, in occasione della recente manifestazione del partito in Piazza del Popolo a Roma: «Siamo stufi: le canzoni di Rino Gaetano non vengano più utilizzate dalla politica». E ancora: «Non voglio che la musica di Rino sia mischiata alla politica – spiega Anna – Non mi piace che venga utilizzato così, mi dissocio. Sono la sorella, posso dire la mia?» (da Corriere della Sera, di Redazione Politica, 11 dicembre 2018).

Certo che può dire la sua; e, oltre a dissociarsi ed esprimere la propria veemente critica, potrebbe anche legittimamente impedire che le canzoni del fratello vengano utilizzate strumentalmente dagli apparati politici per chiari scopi propagandistici.

Anche dopo la cessione dei diritti esclusivi di utilizzazione economica dell’opera, infatti, l’autore conserva il diritto di rivendicare la paternità dell’opera e di opporsi a qualsiasi deformazione, mutilazione od altra modificazione, ed a ogni atto a danno dell’opera stessa, che possano essere di pregiudizio al suo onore o alla sua reputazione.
A stabilirlo è l’art. 20 della Legge sul diritto d’Autore (L. n. 633/1941). Si tratta dei “diritti morali” d’autore, che rappresentano veri e propri diritti della personalità: nascono in capo all’autore al momento della creazione dell’opera e non possono essere trasferiti, nemmeno dopo la sua morte.Tuttavia, i diritti morali di paternità ed integrità dell’opera sopravvivono anche dopo la morte dell’autore, senza alcun limite di tempo; trattandosi di diritti della personalità, gli eredi acquistano la facoltà di farli valere a difesa dell’immagine e della personalità dell’autore defunto.

La famosissima canzone di Rino Gaetano è stata utilizzata per propagandare l’attuale linea politica del partito di Salvini, certamente per il richiamo nel titolo (e nel ritornello) dell’evocazione di qualcosa di bello e carico di speranza, e perché è una canzone molto nota e popolare.

Con tutta evidenza la sorella del grande artista ritiene che l’utilizzazione del brano possa essere travisata, perché utilizzato con forte connotazione ed esaltazione politica, mentre la canzone non contiene affatto tale connotazione (tanto meno possibili simpatie leghiste), «con un risultato finale, quindi, completamente estraneo alle espressioni interpretative originali dell’artista stesso e piegato a un messaggio politico ancor più alieno a lui» (in tal senso, testualmente, Trib. Civ. Bari 31 dicembre 2012, in Dir. inform., 2013, 59, con nota di M. Pastore, L’immagine di Totò e la lesione dell’identità personale…).In questo caso, quindi, si può ritenere integrata la lesione dell’identità personale dell’artista scomparso: sotto i profili intellettuale e artistico, da un lato, e politico, dall’altro lato. In applicazione analogica degli artt. 8 e 10 cod. civ., l’unica erede del defunto – la cui identità personale è oggetto di ‘attentato’ – può agire nei termini sopra indicati per salvaguardare la personalità del fratello contro ogni atto che possa pregiudicarne l’onore o la reputazione.

Se il grande Rino fosse ancora in vita si sarebbe sicuramente dissociato da qualsiasi partito politico che avesse azzardato a strumentalizzare le proprie canzoni per finalità propagandistiche, tanto più se si fosse trattato di partiti ideologicamente “distanti” dalla propria cultura artistica e personale.


In fondo anche Nino D’Angelo, nel 2015, aveva legittimamente diffidato il leader del Carroccio Matteo Salvini dall’utilizzare la sua “Jamme ja” (cantata con Maria Nazionale al Festival di Sanremo 2010) per promuovere il movimento riservato all’elettorato meridionale “Noi con Salvini”: “Questo brano non potrebbe mai essere l’inno di chi ha fatto sempre dell’ anti-meridionalismo il suo punto di forza … ma ….W il Sud” fu la risposta di Nino D’Angelo.

Ma – per par condicio – ricordiamo anche altri episodi che hanno interessato diverse forze politiche: Vasco Rossi si è indignato perché Giuanluigi Paragone (ex M5S) aveva utilizzato il brano “C’è chi dice no” nella passata campagna referendaria; mentre Gianni Togni e Guido Morra, autori del famosissimo brano “Luna”, non hanno preso bene l’utilizzo della canzone da parte del Sen. Guariniello durante la campagna elettorale per le comunali di Bari.

Avv. Italo Mastrolia