e vale la pena ”
12.01.2023 – INDENNITA’ DI DISCONTINUITA’
(a cura di Victor Solaris)
Gentili lettori (soprattutto musicisti e cantanti) ho pensato di scrivere questo breve articolo sotto forma di FAC (Domande e risposte).
Cosa è l’Indennità di Discontinuità per i lavoratori dello Spettacolo?
L’Indennità di Discontinuità è un riconoscimento economico per i periodi di inattività nei quali gli artisti (e i tecnici), pur non esibendosi sul palco (o dietro le quinte, nel caso dei tecnici) comunque “lavorano, … ma senza corrispettivo” per studio e progettazione degli eventi successivi.
In sostanza, si differenzia dalle indennità di disoccupazione Naspi e Alas perché non è necessario che il lavoratore debba essere licenziato;
Per inciso, … per quanto riguarda l’Alas, l’indennità di disoccupazione involontaria specifica per i lavoratori autonomi dello spettacolo (cod. 500), parrebbe che le domande vengano quasi sempre respinte, tant’è complicata l’interpretazione della normativa. Insomma… un flop.
Tornando alla Indennità di Discontinuità, vale la pena di ricordare che questa forma di aiuto economico già aveva avuto il placet dello Stato all’interno del cd. NUOVO CODICE DELLO SPETTACOLO (legge n. 106 del 15 luglio 2022, art. 2, comma 6), con una previsione di copertura finanziaria di 40 milioni di euro, ma l’attuale ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, appena nominato aveva promesso di far sì che l’importo fosse elevato a 100 milioni, è così è stato.
La somma stabilita è all’interno della recente legge di bilancio per il 2023 (L. 197 del 29 dicembre 2022, art. 1, comma 282).
Come funziona?
Meglio dire come funzionerà, perché occorre ancora attendere il decreto attuativo.
Per ora vale la pena di conoscere come funziona in Francia, dal cui welfare è stato mutuato.
Nel paese transalpino, l’indennità di discontinuità (da loro è chiamata di “indennità di intermittenza”) è basata sulla media dei compensi percepiti nell’anno precedente, compensi che, a loro volta si rilevano dal sistema contributivo.
In pratica, da loro, al superamento di 507 di ore lavorative “in regola” (in Francia la contribuzione funziona a ore e non a giornate), l’indennità viene erogata l’anno successivo sotto forma di una sorta di pensioncina nei primi dieci mesi dell’anno, il che farebbe pensare che da noi, per averla occorrerà attendere il 2024, ma per fortuna non è così.
Infatti, come detto nel paragrafo precedente, il provvedimento nasce all’interno della legge 106 del luglio 2022, il quale recita: “Il Governo è delegato ad adottare, entro “nove mesi” dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti… (omissis)”.
Quindi, considerato che la copertura finanziaria (100 milioni) è stata trovata, è da prevedere che non ci siano altri ostacoli, il decreto attuativo dovrebbe arrivare a breve e l’Indennità verrà corrisposta già da quest’anno sulla base dei contributi versati nel 2022.
Ovviamente, se a rate mensili o in unica soluzione non si può sapere prima del decreto attuativo.
E’ prevedibile conoscere, almeno “a spanne”, quanto arriverà in tasca ai musicisti?
E’ molto difficile; per ora si può solo menzionare di nuovo la Francia, dove fino a non molti anni fa l’importo della “loro” Indennità di Intermittenza era più o meno di 5.000 euro l’anno. Importo che corrispondeva grosso modo al costo annuo minimo dei contributi. Come dire che, a grandi linee, ad un musicista mediamente gli tornavano indietro i soldi spesi per la pensione.
Dico questo perché anche in Francia il principale mezzo per ritrovarsi dei contributi è quello di auto-versarseli all’interno di qualche cooperativa, infatti, anche da loro, nonostante che il versamento dei contributi non sia così complicato come da noi, è molto difficile che un gestore possa versare i contributi ai musicisti “intermittenti” che il più delle volte si rapportano con gli organizzatori (pub, jazz club, Pro Loco, ecc.) in maniera saltuaria e non come accade negli ormai rari dancing o pianobar di hotel, dove si viene scritturati a mese o a stagione. Evidentemente questo è il motivo per cui in Francia c’è una grossa coop di artisti che, quando appresi di questa Indennità (nel 2013), contava oltre 12.000 iscritti e si era estesa persino in Belgio.
Vale la pena però di sapere che, a causa della crisi economica che imperversa anche in Francia, il loro stanziamento è stato notevolmente ridotto e, di conseguenza, i 5.000 euro di cui sopra, sono quasi dimezzati.
Quindi è da prevedere che da noi non arriverà un granché?
In effetti sì; i 100 milioni di euro sono sicuramente insufficienti ed è difficile prevedere che possano essere aumentati, ma in ogni caso il provvedimento costituirà un alleggerimento nella spesa contributiva, soprattutto per coloro che, spesso con grandi sacrifici, si auto-versano i contributi, vuoi all’interno di cooperative di artisti, vuoi con la formula del “lavoratore autonomo esercente attività musicali (cod. 500)”.
A chi andrà un’Indennità di una certa consistenza?
Sicuramente sarà una vera manna dal cielo per coloro che i contributi non se li versano da sé, ma glieli versa il committente e sull’intero compenso pattuito.
Si tratta di una categoria pur sparuta, ma decisamente da considerarsi fortunata, giacché al giorno d’oggi sono solo le imprese di spettacoli di spessore che versano i contributi e soprattutto sul reale cachet: … Teatri stabili, Fondazioni, grandi Tour, ecc., … eventi soprattutto sostenuti da denaro pubblico (FUS o pubbliche amministrazioni).
Sarà veramente l’Indennità di discontinuità l’incentivo per uscire dal sommerso dilagante?
Solo minimamente.
Il sommerso, ad avviso dello scrivente, è per la quasi totalità riconducibile alle obsolete normative per il versamento dei contributi ex-Enpals, negli anni rese sempre più complesse da riforme sul lavoro che non hanno mai tenuto in debita considerazione l’assoluta atipicità del settore, e non se ne verrà mai fuori senza una riforma sostanziale del nostro sistema previdenziale.
Ad aggravare la questione c’è da considerare che il numero degli eventi di spettacolo (con musica) raggiuge la notevole cifra annua di quasi un milione e mezzo (dati Siae), … un numero così alto per cui il settore sfugge ad ogni verifica da parte degli organismi di controllo dello Stato (AE e INPS).
Come si potrebbe risolvere il problema del Sommerso?
Ad avviso dello scrivente (e non solo), per uscire dal sommerso occorre innanzitutto (come detto sopra) una drastica semplificazione delle normative e in subordine, al fine di ridurre l’enorme numero di eventi da mettere sotto la lente delle verifiche della AE o dell’INPS (verifiche oggi pressoché inesistenti) bisogna introdurre una mirata fascia di esenzione fiscale e contributiva per gli eventi economicamente irrilevanti, cioè quelli dove veramente non ci sono budget sufficienti per pagare tasse e contributi altrimenti l’evento stesso non può aver luogo, con evidente danno alla cultura stessa dell’arte della musica.
Contestualmente sarebbe auspicabile l’attribuzione di contributi figurativi ai musicisti professionisti (*) quando, per ovvi motivi di necessità economica, pur per compensi minimi si ritrovano a dover suonare in eventi in esenzione. Soprattutto se gli eventi sono dal vivo! Per esempio: jazz club e piccoli eventi di musica classica non sostenuti da pubbliche contribuzioni.
Un provvedimento del genere non avrebbe costi per lo Stato, perlomeno nell’immediato, giacché i contributi figurativi, solo in futuro si tradurranno in qualche pensione in più.
In merito vale la pena di ricordare che il fondo INPS ex-Enpals è in attivo di oltre cinque miliardi di euro, mentre tantissimi musicisti ormai incanutiti hanno un pugno di contributi insufficienti per la pensione e dovranno vedersela con una vecchiaia da indigenti.
Infine, relativamente alla fascia di esenzione, vale anche la pena di ricordare che nello Sport (che è spettacolo anche quello) nelle attività economicamente irrilevanti (ad es. i campionati di calcio dopo la serie C), la fascia di esenzione esiste da sempre. Art. 67, comma 1, lettera m del TUIR – Testo Unico Imposte Dirette.
(*) In merito al eterno dilemma di chi possa essere considerato “musicista professionista” vale la pena di informare che nel NUOVO CODICE DELLO SPETTACO, la legge delega citata al primo paragrafo, si prevede il Registro Nazionale degli Artisti.
Ne deriva che una soluzione dovrà pur essere trovata.
Come Sos Musicisti una soluzione la suggeriamo da tempo nel Manifesto dei musicisti. https://www.sosmusicisti.org/registro-dei-musicisti/