L’instabilità delle formazioni musicali

02.02.2023 – L’INSTABILITA’ DEI GRUPPI MUSICALI e il difficile rapporto con l’Enpals (Agibilità, ecc.)
Pagina aggiornata nella forma, ma non nei contenuti.
– a cura di Victor Solaris – 

  • La problematica risale soprattutto ai primi degli anni ’80, quando alle orchestre – in massima parte instabili – cominciò ad essere richiesto il Certificato di Agibilità con relativo obbligo di versare i contributi previdenziali ai componenti e fornire fattura onnicomprensiva all’organizzatore dell’evento.
  • L’annosa, quanto irrisolta questione, è stata segnalata di recente alla attenzione di Sos Musicisti dal socio Bruno Biriaco,
  • La problematica non investe solo le big band o le piccole formazioni jazz/rock, ma anche le orchestre occasionali di musica classica non sostenute da pubbliche contribuzioni.
    Unica eccezione potrebbero essere le orchestre da ballo (soprattutto del nord) che hanno trovato la soluzione unendosi in cooperativa.

Bruno Biriaco, direttore di prestigiose big band
https://it.wikipedia.org/wiki/Bruno_Biriaco


Le formazioni musicali, salvo rare eccezioni (le orchestre da ballo? … I Pooh?), sono aggregazioni artistiche instabili.
A volte si formano per un unico evento, … ma il “contratto” (spesso: verbale) in genere viene sottoscritto da un unico soggetto, il quale il più delle volte è semplicemente il “capo orchestra artistico” e non il datore di lavoro dei musicisti coinvolti nel progetto.

Appare al di fuori di ogni logica che un capo orchestra “artistico” debba assumersi le responsabilità (e gli oneri) di “mettere in regola” gli orchestrali (*), ancorché da lui stesso convocati per motivazioni artistiche. Musicisti che, di fatto, sono suoi colleghi e non suoi dipendenti.
Beninteso, salvo i casi di orchestre da ballo (soprattutto nel nord) nelle quali capita che il leader sia effettivamente il “padroncino” della orchestra.

Altresì è illogico che, in assenza di un leader, alla band stessa possa essere richiesto il Certificato di Agibilità, ecc. in quanto per ottenerlo la band dovrebbe costituirsi legalmente in Impresa Spettacoli! … Inimmaginabile!

E lo stesso dicasi per gli organizzatori di spettacoli occasionali.
Infatti, salvo che negli eventi di spessore (e con budget congrui), è impensabile che un committente occasionale (gestore di pub, jazz club, Pro loco, ecc.) possa essere in grado di versare contributi previdenziali “singolarmente” ai componenti di una band… come impone la legge in presenza di formazioni musicali non legalmente costituite.
E’ impossibile! … Sia perché per via della occasionalità degli eventi, anche volendo, manca il tempo necessario per ottemperare ai meccanismi burocratici per il versamento dei contributi che, oltretutto, sono notoriamente complessi.

Per dovere di cronaca. Un tempo, nei night club, nei piano-bar degli hotel di lusso, e simili, era diverso.
I contributi venivano versati “singolarmente” agli orchestrali direttamente dal gestore. Ma erano tempi … in quella tipologia di locali si suonava “a mese” o “a stagioni” e non saltuariamente; il gestore aveva il tempo necessario per ottemperare ed era assistito da commercialisti specializzati in Enpals.
Nei pub (jazz-club e simili) dove si cambia band ad ogni singolo evento non è più possibile!

Né, d’altra parte, si può pretendere che un musicista, magari iscritto all’Enpals (oggi INPS/FPLS) come “autonomo” (cod. 500) o iscritto a una coop, pur potendo, possa versarsi i contributi da solo allorché suona all’interno di una orchestra instabile.
Infatti, v’immaginate a fine serata ciascun musicista che passa all’incasso presso l’organizzatore (con la sua “fatturina”) per la propria quota del compenso della orchestra…?
E se una orchestra è di venti/trenta elementi?
Risibile!

(*) Nota: Vale la pena di ricordare che per “mettere in regola” i musicisti un organizzatore, ancorché occasionale, deve qualificarsi come “datore di lavoro di Impresa Spettacoli” … presso la Camera di Commercio, l’INPS/exEnpals e l’INAIL, … per poi segnalare l’evento a mezzo di richiesta di Certificato di Agibilità per ciascun musicista, versare i relativi “contributi previdenziali”, i cd. contributi minori, … ritenuta fiscale (ove ricorre), riepiloghi mensili, ecc. Insomma, un coacervo di ottemperanze alla portata solo di Imprese di Spettacoli di spessore, Teatri stabili, associazioni che organizzano eventi importanti (spesso sostenuti da FUS), cooperative e simili.
Per saperne di più si vada alla prima parte di queste faq. http://www.sosmusicisti.org/faq-ex-enpals-2/


Le attuali soluzioni appaiono quantomeno discutibili.

  • Una prassi vuole che il problema si risolva con il ricorso a una Agenzia di spettacoli che si pone come intermediario.
    Sostanzialmente una impresa che appalta appaltante l’evento.

Ci si chiede:
E’ normale che i maggiori costi dell’intermediazione ricadano sui compensi degli orchestrali, già di per sé molto bassi?

  • Altra prassi vuole che tutti gli “elementi” siano soci della medesima cooperativa. Formula ricorrente nelle orchestre da ballo del nord, ma assai improbabile nelle big band del jazz o nelle orchestre occasionali della musica classica, spesso commissionate da enti pubblici (Comuni, Pro Loco) per eventi sporadici.
  • Molto diffuso è anche il ricorso a dichiarazioni di gratuità con una ricevute per rimborso “spese forfettarie” … contando sul fatto che le verifiche dell’INPS e della AE sono pressoché inesistenti. Questa prassi è del tutto illegale!
    Infatti, anche in casi di gratuità dimostrabile (beneficenza, ad esempio) i rimborsi sono veritieri solo se “a piè di lista”.

Occorrono alternative fattibili! Riforme legislative drastiche!

SOS MUSICISTI propone che un unico elemento dell’orchestra (il leader artistico? Colui che conclude l’accordo o sottoscrive il “contratto”) possa incassare l’intero corrispettivo a nome di tutti, per poi farsi rilasciare da ciascuno elemento d’orchestra la singola fattura (o ricevuta) al momento della redistribuzione dei compensi tra i colleghi.
A seguire, Il capo orchestra “occasionale” defalcherà per intero queste ricevute (che potremmo definire “contro fatture”) come fossero delle spese, e ciascun elemento d’orchestra provvederà autonomamente alle proprie tasse e contributi previdenziali.

In sostanza viene a crearsi qualcosa di simile a quella che era una volta la “società semplice”.
In questo caso si tratterà di una “società semplice speciale”, specifica per il settore (Società artistica momentanea? Altro nome? Da istituire con apposita norma per il solo settore dello spettacolo, giacché le evidenti motivazioni sono difficilmente riscontrabili in altri settori lavorativi.

Sembrerebbe facile, … se non fosse per altri problemi di natura fiscale, tra cui l’IVA.

Infatti l’orchestra potrebbe essere composta sia da musicisti “autonomi” (L. 350/3003 art. 3. Commi 98, 99 e 100) generalmente esenti da Iva (regime forfettario per cd. contribuenti minimi) che da  musicisti le cui fatture invece sono soggette a Iva.

Il problema ha una unica soluzione possibile.

Sulle fatture per esecuzioni musicali dal vivo di “orchestre instabili” occorre l’esenzione dall’IVA!
Non ci sono vie d’uscita!
Oltretutto, questa pur drastica soluzione incentiverebbe non poco l’uscita dal sommerso dilagante (autentica piaga del settore) e lo Stato, in luogo dell’IVA, avrebbe notevoli rientri in termini di IRPEF e INPS.

Ultima considerazione.
Questa situazione di stallo che perdura da tempo immemorabile, non danneggia solo i musicisti, ma anche la cultura stessa della MUSICA!

Da questo link si accede ad un video sul difficile rapporto delle orchestre con l’Enpals


https://www.youtube.com/watch?v=_lrNRW1TAtw


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