AI FINI INPS, I MUSICISTI NON POSSONO DETRARRE LE SPESE
PER LA STRUMENTAZIONE E PER I VIAGGI
(vignetta a cura di Ornella Stingo – Bologna)
Quello della musica è l’unico settore in cui i lavoratori, ancorché subordinati, usano abitualmente attrezzature proprie e sono soggetti a spese di trasferta che spesso vanno ben al di là di quelle di altre categorie.
Ma la legge sull’Enpals (oggi/FPLS – Fondo Pensioni Lavoratori dello Spettacolo) impone il pagamento dei contributi (33%) sul lordo del compenso. Evidentemente, a tutt’oggi siamo fermi all’epoca della nascita dell’Ente di Previdenza degli Artisti (1947/48), quando si andava a suonare in bicicletta e col clarinetto sottobraccio… sembra una battuta, ma non c’è altra spiegazione.
Il risultato è che, a fronte del dilagante sommerso, anche quando il lavoratore viene messo “in regola”, si ricorre massivamente al cosiddetto “minimale”. Come dire: non in nero, ma “in grigio”.
Ancor di più il problema è grave nel caso dei “musicisti a partita Iva” !!!
Un esempio. Un musicista “autonomo” (vedi vignetta) che effettua una prestazione da 1.000 euro a 600 di distanza (1200 tra andata e ritorno), per portarsi l’attrezzatura deve andare in macchina e spendere almeno 400 euro solo di carburante e autostrada. Se poi deve pagarsi anche il pernottamento e altro, vedrà il suo compenso letteralmente dimezzato dalle spese, … mentre dovrà pagarci su ben 330 euro di INPS. Contandoci anche l’imposta sul reddito, alla fine dei conti gli resteranno in tasca poco più di 100 euro.
E c’è anche da considerare che per un concerto di poche ore sarà stato impegnato per due giorni.
… E stiamo parlando di un compenso da 1.000 euro, che di per se è un sogno !?!
Si auspica un abbattimento forfettario di almeno il 50 % per spese di produzione, sia ai fini previdenziali che fiscali.
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