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ed è stato aggiornato il 7.01.2024
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Il MANIFESTO DEI MUSICISTI
è una esposizione in 3 capitoli

delle principali criticità che affliggono il mondo della musica e dei musicisti,
le cui conseguenze hanno portato il settore a detenere il deplorevole primato del
LAVORO SOMMERSO.

E’ difficile da credere, ma, anche se non esistono stime ufficiali,
è verosimile che il SOMMERSO superi il 90 %.

Principale obiettivo di questo documento è quello di dimostrare che gran parte delle criticità sono di carattere burocratico.
Sos Musicisti non chiede soldi, ma solo ATTENZIONE e BUONA VOLONTA’.



I TRE CAPITOLI

  1. Il dilagante sommerso, le cause e le conseguenze
  2. Le Scuole di Musica e le insuperabili difficoltà economiche
  3. La S.I.A.E., una opportunità o un ostacolo al lavoro?

     

    • I tre capitoli sono integrati da sotto-capitoli (approfondimenti) e alcune proposte legislative.
    • A seguito della incombente grave crisi economica, le questioni affrontate sono solo quelle le cui soluzioni non avrebbero costi per lo Stato.

PERCHE’ E PER CHI
è stato scritto il Manifesto dei Musicisti

  • Perché sia d’aiuto al legislatore in un processo di riforme non più rinviabile.
    Allo scopo, il dossier non poteva essere sintetico perché, unitamente al caos normativo, impera la DISINFORMAZIONE e il rischio di fraintendimenti è molto alto.
  • Perché sia d’aiuto ai musicisti stessi, giacché il settore è così eterogeneo che problemi, per taluni gravissimi, sono irrilevanti per altri, e viceversa.

LA TRISTE SITUAZIONE DEI MUSICISTI

Non è una novità che nel mondo della musica regni un disordine legislativo che non ha pari in nessun altro settore, disordine in gran parte riconducibili al complicato sistema previdenziale Enpals (oggi INPS/FPLS – Fondo Pensione Lavoratori dello Spettacolo).
Alle normative, di per se obsolete, si sono aggiunte nel tempo le innumerevoli riforme sul lavoro, le quali non hanno mai tenuto conto della estrema atipicità del mondo dello spettacolo.
Per non parlare dell’enorme ventaglio delle figure artistiche che alimentano l’individualismo e le inevitabili incomprensioni quanto sterili rivalità, per le quali le nostre lotte, le nostre richieste di riforme restano inascoltate.

Riassumendo:

  • Impossibilità di adattarsi a riforme legislative sul lavoro non pensate per loro.
  • Lavoro rarefatto, nel sommerso e con compensi al di sotto del comune senso del decoro, anche a causa della presenza incontrollata sul mercato di quanti lavoratori dello spettacolo non sono, ma che, grazie alle moderne tecnologie “fingono” letteralmente di essere musicisti.
  • Impossibilità di costruirsi una posizione previdenziale. Tantissimi hanno messo da tempo i capelli bianchi e dovranno vedersela con una triste vecchiaia da indigenti.
  • Alti costi dei diritti d’autore (Siae) che, depauperando a monte i budget (quantomeno nei piccoli eventi) finiscono purtroppo per ricadere sui cachet già bassi e indecorosi.

    E L’ASPETTO CULTURALE?

  • La musica dal vivo sta andando in malora sopraffatta dal playback dilagante e dalla deejay-mania, e l’ineducazione musicale ha superato ogni limite.
    La gente chiama “tromba” il clarinetto, il sax e qualsiasi strumento si suoni con la bocca e i bimbi si stupiscono che la fisarmonica funzioni senza “pile”.
  • Le scuole di musica (non statali), unico baluardo al disastro di cui sopra, sono sopraffate da palestre, piscine, scuole di calcio, basket, volley, scherma, judo, karate etc.
    Scuole queste che hanno tutte la medesima caratteristica: … non occorre studiare!

Per contro, nella scuola pubblica, mentre oltre 80 – tra Conservatori e sedi distaccate – continuano a titolare migliaia di disoccupati della musica (5.647 nel 2020), si assiste impotenti al grande paradosso: manca il pubblico! Continua a mancare (come detto sopra) l’educazione musicale di base. Quella che in altre nazioni comincia dall’asilo.

Salvo che ai grandi eventi, ai concerti di musica classica ci sono sempre quattro gatti sonnecchianti in attesa di svegliarsi per il rituale del bis finale. Di giovani neanche l’ombra, tranne qualche allievo o collega di coloro che sono sul palco!
Capita spesso che all’ultimo momento ci siano modifiche al “programma di sala”, ma non è un problema: non se ne accorge nessuno.

Paradossalmente, lo stesso sta avvenendo nei locali giovanili (pub) dove ancora viene proposta musica non classica, ma di qualità.
Le esibizioni vengono percepite come musica da sottofondo tra una birra e l’altra, spesso con una sensazione di fastidio quando il volume si fa un po’ eccessivo. Solo le grandi rockstar fanno il pienone, ma non è questione di cultura, piuttosto del contrario.



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SINTESI

  • Estrema complessità delle norme del sistema previdenziale degli artisti dello Spettacolo (INPS/exEnpals), da cui derivano difficoltà di interpretazione e mancanza di conoscenza con conseguente disaffezione e perdita di fiducia nell’Ente.
    Per inciso: la complessità delle norme si riflette persino negli Uffici INPS e nei Patronati, dove è raro incontrare addetti in grado di fornire assistenza a chi si rivolge agli sportelli.
  • Mancanza di equa regolamentazione del settore amatoriale che costringe i musicisti professionisti ad operare sullo STESSO MERCATO insieme ai semiprofessionisti o ad hobbisti in esenzione contributiva (vedi comma 188) con evidenti condizioni di svantaggio.
  • La diffusa consapevolezza che, a fronte di compensi ormai sotto il limite del decoro, serva a ben poco versarsi (o farsi versare) i contributi previdenziali allorché è certo che sarà troppo difficile “maturare” il diritto alla pensione.
  • Costi eccessivi dei contributi previdenziali (e non solo) per la maggior parte degli eventi dove i budget sono bassissimi.
  • Costi eccessivi del diritto d’autore, che depauperando a monte i budget finiscono per ricadere sui compensi e infine anche sul sommerso.

    APPROFONDIMENTI

Le scuole di musica sono l’unico baluardo ad una deriva culturale musicale che non ha pari in altri paesi, ma sono in perenni difficoltà economiche per via delle LEZIONI INDIVIDUALI.
Viste le comprensibili difficoltà di poterle sostenere con contributi pubblici, occorrono almeno mirate “defiscalizzazioni”

        APPROFONDIMENTI


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Non è facile uscire dal dilagante sommerso se i costi per i diritti d’autore incidono eccessivamente sui budget degli eventi.

         APPROFONDIMENTI


APPENDICE

In questa perdurante EMARGINAZIONE del settore, la SFIDUCIA e la RASSEGNAZIONE hanno ormai preso il sopravvento: NOI MUSICISTI stessi non ci eravamo nemmeno accorti che nella XVI legislatura c’erano ben due Disegni di Legge che avrebbero dovuto risolvere i nostri problemi: l’ex C. 136 (e altri accorpati – legge quadro per lo spettacolo dal vivo) e l’ex DDL 1550 (ed altri accorpati – tutela dei lavoratori dello Spettacolo). Entrambe non arrivarono neanche alle Camere!

Dei due, il secondo Disegno di Legge, la cui prima firmataria era l’ex deputata Fiorella Ceccacci Rubino (di professione: attrice), che a nostro avviso era il più urgente perché attinente il lavoro degli artisti, il sommerso, ecc., ormai decaduto, giace nel dimenticatoio della Commissione Lavoro, dove (per inciso) si trascinava da ben 5 legislature!

E c’è di peggio: nella VII legislatura (Monti, Letta e Renzi) nessun parlamentare (tra i ben 945) si è preso la briga di “rispolverarlo”.
In passato, non era mai accaduto!

Ma qualcosa sta per cambiare … INDAGINE  CONOSCITIVA SU LAVORO E PREVIDENZA NELLO SPETTACOLO


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