– pagina perfezionata il 30.06.2025 –
Con l’accorpamento dell’Enpals all’Inps (1 gen. 2012) ci si aspettava una semplificazione delle normative..
Macché! … E cambiato solo il nome!
La farraginosità è la medesima, e quando ci rivolge agli sportelli INPS, per qualsiasi disbrigo di pratica o semplicemente per delle informazioni, si scopre che il personale è totalmente impreparato.
Capita persino che non sappiano neanche di cosa si stia parlando!
Verrebbe da dire: “era meglio prima, quando pensavamo di star peggio!”
BREVE SINTESI DELLE ILLOGICITA’ DELL’ENPALS (passate e presenti)
I lavoratori dello Spettacolo sono divisi in tre raggruppamenti.
- Raggruppamento A. “lavoratori a tempo determinato dello spettacolo pagati a giornata”.
Si tratta degli artisti in senso stretto (musicisti, attori, danzatori, ecc.), … in sostanza, coloro che NON hanno uno stipendio fisso, ma lavorano a prestazione con 1 contributo per ciascuna giornata di spettacolo, salvo quelle per le prove ma solo se previste dal contratto.
Per questo raggruppamento una annualità contributiva si raggiunge con 120 giornate lavorative (90 dal 1 ° luglio 2021). - Raggruppamento B. “lavoratori a tempo determinato” ma con mansioni diverse dagli artisti in senso stretto.
Si tratta in genere delle maestranze nei teatri (falegnami, elettricisti, cameraman, costumisti, ecc.).
Chiediamoci perché il legislatore ha creato questo secondo raggruppamento.
Con ogni probabilità, considerato che si tratta di lavoratori che presumibilmente superano con facilità le 120 giornate richieste agli artisti per il raggiungimento di una annualità, l’Enpals ne pretendeva (e ne pretende) 260.
Se così fosse è un palese retaggio del passato, quando al raggruppamento A (ai tempi Gruppo 1) venivano richiesti soli 900 giornate nell’intero arco della vita lavorativa e 2.700 al raggruppamento B (ai tempi Gruppo 2).
- Raggruppamento C. “lavoratori a tempo indeterminato”. … Tra i tre, questo è il raggruppamento decisamente più inutile.
Artisti (*), maestranze e impiegati “a posto fisso” (stipendio mensile) nei pochi Enti lirico/sinfonici, nelle bande musicali di Stato e nelle grandi imprese di spettacolo ad essi assimilabili (Rai, Madiaset, ecc.)
(*) Delle alle figure artistiche, rientrano in questo gruppo solo gli orchestrali assunti nei teatri stabili e poche altre.
Per questo raggruppamento una annualità contributiva si raggiunge con 312 giornate lavorative.
PERCHE’ QUESTA SUDDIVISIONE E’ DEL TUTTO INUTILE?
I lavoratori dei raggruppamenti B e C potrebbero essere tranquillamente tolti dal FPLS e trasferiti nei normali fondi Inps dei lavoratori dipendenti e/o autonomi. A tutto vantaggio della semplificazione burocratica.
A tal proposito si veda quanto è complessa la circolare 83 del 2016 (23 pagine + 15 di allegati), una delle ultime in ordine di tempo che tenta di illustrare le norme per la pensione degli artisti.
Va evidenziato che con questa migrazione i lavoratori B e C non subirebbero alcun danno!
L’ENPALS NEL ’47 E IL LAVORO SUBORDUNATO
Non tutti sanno che ai sensi della legge istitutiva dell’Enpals (n. 708 del ’47) il lavoratore dello Spettacolo è considerato “subordinato” con una unica eccezione: i registi, i grandi concertisti e i grandi cantanti lirici, cioè quelle poche figure artistiche dell’epoca riconducibili alla “libera professione”.
Paradossalmente, la normativa prevedeva che anche per loro l’obbligo della Agibilità e del versamento contributivo era in capo all’organizzatore (committente).
Solo dal 2003, con tre frettolosi commi all’interno della legge finanziaria per l’anno 2004, è stato “concesso” ai “lavoratori autonomi esercenti attività musicali” la possibilità di disbrigare autonomamente le pratiche Enpals.
Come vedremo più avanti, questa “facoltà” ha creato più pasticci che benefici.
Ma andiamo con ordine e vediamo perché il legislatore, nell’istituire l’Enpals, fece riferimento in primis ai lavoratori subordinati.
Dal Certificato di Agibilità (e dalla “cauzione”), che all’epoca veniva rilasciato per periodi continuativi per lo più di natura stagionale, appare molto verosimile che il “sistema” era stato studiato a misura delle “compagnie teatrali viaggianti” (o di “avanspettacolo”).
Evidentemente, all’epoca, il legislatore era ben lontano dal pensare che di lì a meno di una trentina d’anni il mondo dello spettacolo avrebbe subito cambiamenti così profondi da prevedere per gli artisti il cambio del datore di lavoro anche giorno per giorno, con la conseguenza che sarebbe diventato tecnicamente impossibile versare i contributi da parte del datore di lavoro.
E’ accaduto di conseguenza che le regole per i versamenti contributivi siano diventate via via inadeguate fino a determinare un SOMMERSO che non ha pari. Soprattutto nel campo della musica.
Ecco alcune incombenze anche per il gestore di un bar che dovesse far musica per una inaugurazione o per un qualsiasi evento occasionale:
Denuncia del lavoratore/musicista a mezzo Certificato di Agibilità (con dati anagrafici, luogo di lavoro e salario), Inail, contributi minori, leggi sulla sicurezza, visite mediche, UNIEMENS, etc.
LE COOPERATIVE
Tantissimi artisti, per riuscire a costruirsi una posizione pensionistica, ma soprattutto per agevolare il lavoro stesso, a partire dagli anni ’80 hanno “aggirato” il problema organizzandosi in cooperative.
Nelle cooperative, in pratica, si figura come lavoratori dipendenti e gli amministratori pensano a tutto (tasse, contributi, ecc.).
Ovviamente gli oneri sono a carico del socio (socio/dipendente) che sopporta anche i maggiori costi per la gestione della coop stessa.
PERCHE’ CON LA PARTITA IVA SI HANNO PIU’ PROBLEMI CHE VANTAGGI?
Nel 2023 è accaduto che il legislatore ha dato la “possibilità” al musicista autonomo di gestirsi l’Enpals da se, ma si è letteralmente “dimenticato” dei costi di produzione, spesso notevoli (strumentazione, viaggi, hotel, vitto, ecc.) !
Infatti, il musicista “autonomo” versa i contributi previdenziali sul LORDO dei compensi!
ASSURDO!
Superficialità? Frettolosità?
Fatto sta che a tutt’oggi oggi sono passati oltre vent’anni e la legge non è stata corretta!
Siamo arrivati al punto che alcuni commercialisti, per dare la possibilità “ai musicisti autonomi” di detrarre le spese dall’imponibile, sono costretti ad architettare delle doppie fatturazioni, una per la prestazione artistica e l’altra per la fornitura delle attrezzature.
GROTTESCO è dir poco.
Risultato?… Gli iscritti Enpals col codice 500, tranne quando devono “fatturare” per non perdere il lavoro, continuano ad andare a nero!
Così com’è … questa norma è un’altra perla di inefficienza legislativa come il c.d. Comma 188.
LA SOLUZIONE DRASTICA PENSATA DA SOS MUSICISTI:
“SOPPRESSIONE DELL’ENPALS” e sostituzione con la ben più agile
GESTIONE SEPARATA
Considerato che:
1. Le complesse regole per il versamento dei contributi, la burocrazia “da cantiere” per l’assunzione degli artisti e gli “sbarramenti” insuperabili per accedere alla pensione sono tra le principali cause della dilagante evasione contributiva e anche fiscale.
2. Gran parte dei musicisti professionisti insegnano musica nelle scuole private e per queta attività hanno un codice Ateco, fatturano con Partita Iva e e versano nella GESTIONE SEPARATA.
3. I musicisti in genere si ritengono loro stessi dei free lance e non lavoratori dipendenti.
4. Come detto all’inizio, il raggruppamento B e C, potrebbero tranquillamente migrare negli altri fondi INPS per lavoratori Dipendenti o autonomi:
TANTO VALE SOPPRIMERE COMPLETAMENTE l’ENPALS e ricondurre il raggruppamento A nella ben più semplice GESTIONE SEPARATA con una riforma più o meno simile a quella realizzata di recente per il comparto dello Sport (1 Luglio 2023).
Beninteso, fatte le debite perequazioni e salvaguardando i pochi vantaggi dell’Enpals, quali ad esempio: la pensione di invalidità specifica e quella anticipata di 5 anni per i musicisti appartenenti al sistema retributivo.
In verità, questo secondo beneficio andrebbe esteso anche ai musicisti appartenenti al sistema contributivo.
APPELLO A TUTTI GLI ARTISTI DELLO SPETTACOLO E AI MUSICISTI E CANTANTI IN PARTICOLARE
Quello che vogliamo è una riforma talmente radicale che ci sarà da lottare non poco e per questo motivo occorre essere in tanti.
A tal proposito, a breve lanceremo un SONDAGGIO.
Nel frattempo, SE SIETE D’ACCORDO, non esitate ad iscrivervi a SOS MUSICISTI, l’unica associazione para-sindacale che si sta battendo per questa annosa problematica per la quale è proprio il caso di dire:
SONO PASSATI QUARANTANNI…
BASTA, NON SE NE PUO’ PIU’!
Bastano due minuti per compilare il modulo on line e non si assume nessuna responsabilità.
Ci si può iscrivere anche gratis, ma è bene acquistare la tessera per sostenere le inevitabili spese
Il costo è di solo quindici euro!
https://www.sosmusicisti.org/adesioni/
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- F.A.Q. sull’Enpals (forse la pagina più letta del Manifesto dei Musicisti)
Nota: E’ bene ricordare che sia il famigerato comma 188 che quella che istituì la categoria dei lavoratori autonomi esercenti attività musicali (cod. Enpals 500), norme di dubbia costituzionalità e comunque mal formulate, ebbero origine entrambe dalla ex Convenzione Siae/Enpals, che, pur nella buona intenzione di far “riemergere” il settore, ebbe una grave carenza: non fu preceduta da alcuna riforma semplificativa dell’obsoleto meccanismo previdenziale.