06.06.2017 – Codice dello Spettacolo. Ossia: il Disegno Di Legge 2287bis in esame alla 7° Commissione del Senato ha quasi ultimato il suo primo iter e sta per passare in aula con bocciati gli emendamenti privi di copertura economica. Si prevedono tempi rapidissimi e poi si andrà alla Camera dei Deputati.

Come era da prevedere, anche l’emendamento 199 suggerito dalla documentazione presentata da SOS MUSICISTI e egregiamente esposto dai sen. Alessia Petraglia e Pietro Bocchino è stato bocciato.


I fatti.

Come ampiamente descritto nell’articolo del 18 maggio, dopo ben tre anni di questa legislatura, nei quali le istituzioni dello Stato si erano totalmente dimenticati delle disastrose condizioni del nostro settore, finalmente si era acceso un lumicino di speranza all’interno del DDL 2287 bis, anche se (ahimè) questo Disegno di Legge non era nato per risolvere quelle che noi riteniamo le VERE CRITICITA’ del nostro comparto, cioè quelle in gran parte burocratiche ed esposte nel MANIFESTO DEI MUSICISTI. Il corpus del DDL infatti era (ed è) orientato al riassetto economico di enti lirici, teatri e altre forme di spettacolo (che non stiamo ad elencare). Solo al comma 4 dell’articolo 1 (lettera m) c’era un accenno alla necessità di un “riordino e introduzione di norme che, in armonia e coerenza con le disposizioni generali in materia, disciplinino in modo sistematico e unitario, con le opportune differenziazioni correlate allo specifico ambito di attività, il rapporto di lavoro nel settore dello spettacolo”.

Da parte nostra, cioè: come SOS MUSICISTI, non potevamo fare altro che attaccarci a queste poche righe del Disegno di Legge per denunciare la non più rinviabile riforma del sistema previdenziale degli artisti, obsoleto, denso di illogicità e foriero del conclamato sommerso.

Il principio informatore della nostra richiesta infatti era e resta:

Non si può “aiutare” (con sovvenzioni pubbliche) il comparto dello Spettacolo se il lavoro degli artisti (e dei musicisti in particolare) è ingessato da normative irrazionali!

La nostra Memoria fu recepita in toto in uno dei tanti emendamenti presentati a seguito delle audizioni in Commissione Cultura del Senato. Per l’esattezza si trattava del n. 199 (si veda l’articolo precedente) e con tutta sincerità, eravamo certi che l’emendamento sarebbe stato rigettato perché la materia della iper burocrazia dell’INPS/exEnpals è tanto complessa e incancrenita che sarebbe stato impossibile risolverla all’interno di questo DDL il quale, tra l’altro, aveva (ha) urgenza di essere portato a termine al più presto giacché si profilano nuove elezioni. Infatti, vale la pena di ricordare, qualsiasi riforma non arrivata a compimento finirà nel cestino o, nella migliore delle ipotesi, potrà essere recuperata da qualche parlamentare nella successiva legislatura.


Emendamento inammissibile per “mancanza di copertura finanziaria ?!?

Ebbene sì, la bocciatura era prevista … ma che l’emendamento sarebbe stato giudicato inammissibile al vaglio della Commissione Bilancio del Senato per “mancanza di copertura finanziaria” ci sembra a dir poco una giustificazione incoerente (si veda sopra). Ma come? Se il fondo dell’ex Enpals (oggi si chiama INPS/FPLS – Fondo Pensioni Lavoratori dello Spettacolo) è in attivo di ben 4 miliardi di euro?


Facciamo un po’ di conti ancorché approssimativi.

Posto che una pensione exEnpals integrata al minimo avrebbe un costo di circa 6.500 euro l’anno, … con una aspettativa di vita di 15 anni (sempre approssimativamente) il costo salirebbe a 95.000 euro.

Dividendo per tale cifra i 4 miliardi di euro del tesoretto dell’exEnpals si salverebbero dall’indigenza senile almeno 10.000 soggetti.

Appare verosimile che in commissione bilancio non abbiano approfondito e, nella fretta di restituire la documentazione al più presto, sia stata fatta di tutt’erba un fascio.

D’altra parte, questi sono calcoli approssimativi che solo chi fa questo mestiere recepisce con facilità, ma nelle sedi istituzionali (bilancio), senza numeri concreti, la conclusione è sempre in negativo.


Conclusione

Bene (cioè male), ma non finirà così!

La nostra era stata una denuncia circostanziata e, a futura memoria, abbiamo fatto pervenire a tutti i componenti della Commissione Cultura una mail con ulteriori osservazioni, affinché almeno si prenda coscienza della gravità del problema. Questo a prescindere se i senatori componenti saranno rieletti o meno e a prescindere dal colore politico. Analoga mail sarà spedita alla Commissione Bilancio e al maggior numero possibile di parlamentari e dirigenti istituzionali. E se non avremo cenni di risposta passeremo a “lettere cartacee”!

La nostra azione continua imperterrita.

Alea iacta est !!!